La preparazione fisica per i piloti. Mike Hailwood docet… e oggi?

La preparazione fisica per i piloti. Mike Hailwood

Mike Hailwood, nel 1963 scrive insieme al suo amico giornalista Murray Walker il bellissimo libro bellissimo libro “L’arte di correre in motocicletta” e qui dedica molte pagine su come il pilota deve lavorare alla propria preparazione psico-fisicaper affrontare una gara, un campionato e una carriera.

Hailwood indicava il valore dell’impegno della preparazione atletica e psicologicadel pilota andando anche oltre il lato tecnico-scientifico, attribuendo alle corse uno spessore “culturale”, definendo le corse una vera e propria “arte”.

Nel libro Mike, spiega in maniera meticolosa quali sono gli accorgimenti che il pilotadeve seguire per tenersi in forma: come non perdere tonicità durante il lungo inverno, ma anche quanto zucchero mettere nel caffè latte la mattina di una gara e come condire gli spaghetti alle 11 quando la corsa inizia alle 14.

Oggi quasi tutti i piloti, anche nel periodo invernale, seguono una preparazione atletica programmata, articolata e curata nei minimi particolari, affidandosi per lo più alle cure di esperti capaci di preparare un piano di allenamenti ed alimentazione attenendosi alle specificità richiesta dal motociclismo. Da Marquez, Rossi, Lorenzo, Pedrosa, giù giù fino ai piloti della Moto 2 e della Moto 3, tutti si presentano nella miglior condizione psicofisica, addirittura con fasi di concentrazione ad hoc e di riscaldamento nella mattina delle gare, fino a pochi minuti dallo schieramento di partenza. Ciò vale anche per i piloti dei campionati nazionali e addirittura per i trofei con pilotini sotto i 14 anni.

Oggi è così, con la logica del professionismo in ogni segmento delle corse, a cominciare, appunto, dalla condizione psico-fisica del pilota. Ma è sempre stato così? No. A parte qualche sprazzo di alcuni grandi piloti inglesi (Goffrey Duke, John Surtees maniaci della forma psico-fisica a differenza di altri più … disinvolti quali Lomas, McIntyre, Amm, Hocking, Ivy, Read su su fino a John Kocinsky ecc. ), in Italia la svolta è stata data da Giacomo Agostini, consapevole sin dall’inizio della sua straordinaria carriera di quanto poteva incidere la preparazione personale per gestire lo sforzo fisico (si pensi al TT inglese con gare di oltre 300 Km) e lo stress mentale. Ago è stato il primo a programmare – inverno compreso – e a gestire il proprio stato di forma anche se poi va riconosciuta a Kenny Roberts l’idea di estendere a 360 gradi la preparazione, fondando in California il “Ranch” e anticipando di oltre 40 anni quanto fatto oggi egregiamente da Valentino Rossi.

Passeranno anni prima di ritrovare lo stesso livello di professionalità nella preparazione (una positiva eccezione è stato Luca Cadalora) e sarà ancora un italiano, Max Biaggi ad eccellere con il supporto instancabile di un professionista “fiosioterapista-psicologo” quale Marino Laghi. Il fuoriclasse romano curava (cura) i tre aspetti fondamentali quali la preparazione fisica, quella psicologica e quella nutrizionale (preparazione invernale e preparazione pre gara) e lo fa egregiamente, come dimostra il suo ultimo titolo mondiale Sbk all’età di 40 anni!

Valentino Rossi, oltre al gran lavoro sul proprio fisico, si focalizza sullapreparazione psicologica (concentrazione, motivazione, aggressività in corsa e fuori corsa ecc.) ben sapendo quanto vale la “forza mentale” – il carattere – nella bagarre della MotoGP e nell’ affermazione della leadership in pista e … fuori. Il pesarese 9 volte campione del mondo, grande comunicatore e grande improvvisatore (anche di battute) è l’esempio di come si gestisce oggi un atleta protagonista a livello mondiale. Dice Rossi: “In palestra, l’allenamento è standard, con i pesi, poi mi alleno in moto, motocross e supermotard alla “cava”, per non perdere il feeling e la manualità con i comandi della moto”.

Insomma, talento e manico (naturale), fisico (bestiale) con forza, agilità, elasticità, e (grande) testa sono il mix vincente senza i quali è inutile avere la moto.

Esempi significativi ci furono anche negli anni ’60, ad esempio la Benelli “invitava” i propri piloti a eseguire gli allenamenti invernali insieme ai pugili (sì, i boxeur!) della omonima scuderia del leoncino con esercizi in palestra, footing sul monte San Bartolo e in riva all’Adriatico ecc.

Oggi, siamo in un altro mondo. La preparazione fisica e psicologica è fondamentale. Sono, questi, solo pochi esempi per una riflessione su un tema – quello della preparazione del pilota – poco conosciuto ma estremamente importante per il risultato.

In questi anni (almeno da due decenni) si deve alla Clinica Mobile del Dottor Claudio Costa e dei suoi straordinari collaboratori (in partnership con Dorna, Fim e Fmi ecc.) quel salto di qualità che ha permesso e permette ai piloti di correre nelmigliore stato di forma, tassello fondamentale anche per la sicurezza. Concludendo, la cura della messa “a punto” del pilota sul piano fisico e mentaledeve essere allo stesso livello della messa “a punto” della moto da corsa. Oggi, ancor più di ieri, nel motociclismo agonistico non c’è spazio per l’improvvisazione e l’impreparazione.

Fonti: “Motoblog.it” , “Technogym blog”

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